Riforma Rc Auto: l’Ania boccia il ddl anti-frode
L’Agenzia anti-frode nel settore assicurativo è stata bocciata ancor prima di vedere la luce: l’Ania infatti ha subito espresso il proprio parere negativo di fronte al ddl presentato in Senato che vorrebbe istituire un organismo di controllo, vigilanza e verifica nel settore Rc Auto per evitare il meccanismo delle frodi assicurative, ed il perché è presto detto: secondo Paolo Garonna, direttore generale dell’Ania, l’Agenzia pubblica di contrasto alle frodi non risolve i problemi di fondo del comparto assicurativo. Insomma, sebbene l’iniziativa sia lodevole e fosse atteso da oltre cinque anni – chiosa Garonna – ma così come è stata articolata risolverebbe ben poco.
Le ragioni della bocciatura
Tanto per cominciare, la prima pecca dell’agenzia antifrode è che con questo ddl non verrebbe istituito un vero organismo antifrode, simile a quelli che già esistono in altri Paesi europei, ma un gruppo di lavoro con personale amministrativo per lo più con contratti a tempo determinato, che non disporrebbe di una struttura ad hoc per il proprio lavoro ma solo di una interconnessione di data-base per lo scambio di dati. Da qui, l’impossibilità da parte dell’Agenzia di espletare quella serie di attività complesse necessarie per l’efficacia dell’incarico.
Secondo, viene dimenticata la fase della stipula dei contratti assicurativi, che presenta invece la possibilità di frodi a monte di tutto il processo.
Cosa serve fare
Secondo il presidente dell’Ania, l’attività anti-frode può essere efficace solo con l’istituzione di un organismo di prevenzione che abbia una propria autonomia – sia gestionale che patrimoniale – ma soprattutto composta da personale specializzato nelle investigazioni, come può esserlo il personale proveniente dalle forze della Polizia. Le stessa compagnie assicurative sarebbero in tal caso disposte a contribuire economicamente per finanziare un organismo del genere.
Insomma, servono investigatori e non amministrativi… da qui, la richiesta dell’Ania di emendare il testo del ddl e quella di essere ascoltati dal Senato. Per ora, la partita si chiude con un niente di fatto.